Nell’articolo «L’errore dell’Occidente: isolare la Russia di Putin», pubblicato sul “Corriere” del 9 maggio scorso Silvio Berlusconi scrive una cosa giusta: che l’Europa, senza la Russia, è una potenza dimidiata, e non soltanto sul piano economico.
Che la Russia, in qualche modo e in qualche misura, entri a far parte dell’Unione Europea, è auspicabile; ma se, e fino a tanto che, ne resti fuori, la Russia deve essere alleata e vicina all’Unione. Lo vuole la sua storia e l a sua cultura.
L’anniversario della vittoria sul nazifascismo che minacciò la fine della civiltà europea ci rammenta che, accanto alla Gran Bretagna ed agli Stati Uniti, la vittoria fu merito dell’Armata Russa: non è dunque soltanto verso gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, ma anche verso la Gran Madre Russia che noi europei continentali abbiamo un debito grande di riconoscenza.
L’Europa continentale è legata tanto al Regno Unito quanto alla Russia: dal punto di vista politico è più lontana dalla Russia che dall’UK, ma non più di quanto sia lontana dall’UK dal punto di vista economico-finanziario. C’è caso addirittura che – se questo punto di vista prevarrà politicamente – la Gran Bretagna, fra un paio d’anni, esca in tutto o in parte dall’UE.
Se perde l’UK, l’Unione Europea può sopravvivere, ma senza la Russia non avrebbe futuro.
Comunque sia, certo è che Berlusconi vede lontano. Semmai uno strabismo gli va imputato: di vedere identificata, in una sovrapposizione di immagini, la Russia con “La Russia di Putin”. E’ uno strabismo perdonabile, come sono perdonabili le parzialità per gli amici: quasi tutte, però, non tutte. L’alleanza con “la Russia di Putin” può essere stretta a patto che il regime di Putin si converta (almeno quanto basti) sul punto rispetto dei diritti della persona, comprese le minoranze politicamente dissenzienti.
Maggio 2015
Sergio Scotti Camuzzi